Il comunicato inviato da Fenaveri alle Regioni che hanno escluso la preapertura al colombaccio, dimostra ancora una volta come, purtroppo, si sia perso il senso, ovvero la cultura della caccia, ciò che faceva sì che fosse definita un’ “arte”. Alla caccia “arte” è oggi troppo spesso subentrata una caccia “rapina” dove ciò che conta non è la bella ed emozionante azione venatoria, ma piuttosto soltanto l’abbattimento. Quest’ultimo, essendo diventato il metro del valore del cacciatore determina poi una seria di comportamenti che, più che alla Bella passione della caccia, si ispirano alla logica del mero abbattimento. E così: spari ad animali fuori tiro nella irresponsabile speranza che qualcosa possa cadere (spesso per altro non recuperabile). Chi caccia i colombacci sa bene che nel tiro lungo la rosata dei pallini, indebolita ed allargata, non è più mortale per selvatici così forti e resistenti, che vengono inutilmente e scioccamente feriti. E che dire delle beccacce uccise all’aspetto, nonostante il divieto ? Tutto ciò deriva proprio dall’aver dimenticato la cultura venatoria a favore del più sbrigativo sparo, talvolta addirittura sciagurato! Ma, con una società in prevalenza ostile alla caccia, come può essere difendibile tutto ciò ?
Tornando al tema del comunicato Fenaveri, la preapertura al colombaccio, se non è di danno per la specie, certamente è di danno per l’immagine del cacciatore. Infatti, l’uccisione di colombacci che possono avere ancora i piccoli immaturi (come ai primi di settembre è tutt’altro che raro), come si può pensare che possa essere approvata da chi è ostile alla caccia, o anche da chi è neutrale, considerato che non è approvata affatto anche da tanti cacciatori ! Viceversa, alla apertura generale quei piccoli sarebbero involati e quindi loro stessi cacciabili. Senza bisogno di fare riferimento al fatto che la preapertura è prevista, come deroga, per gli estatini, che all’apertura generale sono già migrati, mentre i colombacci della preapertura sono stanziali, le considerazioni di etica e di opportunità ricordate, sono ampiamente sufficienti per trarre le debite conclusioni. Va precisato poi che ci sono zone dove il colombaccio non è affatto abbondante e la preapertura sarebbe particolarmente dannosa per quelle zone. Il punto centrale, comunque, è che la caccia sarà difendibile solo in quanto cultura, integrata da adeguate conoscenze scientifiche; in quanto attività che viene dalla passione : passione per la natura (che implica rispetto per i selvatici cacciati, passione per le emozioni che la bellezza delle azioni venatorie condotte sa dare). L’avidità di fare carniere il più possibile e per un tempo più lungo del ragionevole, di quale aiuto può essere alla causa della caccia ? Certamente non così l’eredità lasciataci da Mario Rigoni Stern nei suoi scritti di caccia! Il Club Italiano del Colombaccio, che ha come scopo la tutela della cultura della caccia tradizionale al colombaccio, affinchè una straordinaria esperienza di bellezza venatoria, e non solo, venga conservata a beneficio delle generazioni future, ha sempre espresso contrarietà alla preapertura al colombaccio e non può che ribadire preoccupata perplessità in merito all’iniziativa di Fenaveri.
Club Italiano del Colombaccio
Il Presidente Avv. Francesco Paci.